mercoledì 21 maggio 2014

Non è mai troppo tardi per leggere Cipí

Io Cipí non lo conoscevo e Mario Lodi per me era un autore per bambini di cui conoscevo solo il nome per averlo visto e rivisto sugli scaffali delle librerie per bambini. Quando Lodi è morto il 2 marzo scorso i giornali gli hanno dedicato pagine molto belle che tanti miei amici hanno condiviso su  Facebook.  Tutti ricordavano di aver letto Cipí in classe da piccoli.

La curiosità mi ha spinto a cercare qualcosa in più su questo maestro elementare celebrato come uno dei papà della scuola repubblicana. Classe 1922, originario di Piadena in provincia di Cremona, è stato uno tra i primi a capire che la scuola italiana non poteva più essere quella di prima ma andava ricostruita. Difficile riassumere in breve la sua idea di scuola, un idea che mette al centro il bambino, il suo mondo e il suo vissuto. La biografia di Lodi ci parla di un maestro appassionato, di un incontro con don Lorenzo Milani, di una settantina di titoli, di una laurea honoris causa in Pedagogia conferita dall'universitã di Bologna, di un edizione della costituzione rivolta ai bambini e di una grande attenzione per tanti temi sui quali noi genitori, nati sul finire degli anni'70, ancora ci interroghiamo: arte, televisione, ambientalismo, creatività.  Sono bastate le note biografiche sparse qua e la a farmi capire che non potevo non leggere Cipí. Così, trovandolo in bella vista in libreria, mentre sceglievo un libro da regalare ad un'amica di mia figlia, l'ho comprato, portato a casa e letto insieme alle mie bimbe.

Cipí è stato pubblicato per la prima volta nel 1961, ma la sua storia è iniziata qualche anno prima. "Cipí è un libro speciale nato in una scuola di campagna il primo giorno di scuola" scriverà lo stesso Lodi 50 anni dopo nell'introduzione all'edizione con cui è stato celebrato il mezzo secolo del libro.
"Mario Lodi e i suoi ragazzi" si legge sulla copertina : quei ragazzi sono i bambini della piccola scuola di Vho di Piadena che, come tutti abbiamo fatto, non potevano fare a meno di guardare fuori dalla finestra. Immaginate un gruppo di bambini che si ferma davanti alla finestra a guardare un gatto, il maestro non li rimprovera, anzi, li invita a raccontare ciò che vedono e quello che immaginano possa accadere. Ecco, Cipí sembra essere nato proprio così.

Cipí è un passerotto e non appena uscito dall'uovo si mostra un po' speciale: un monello buono, vivace ed altruista, coraggioso ma non sprezzante del pericolo.  A leggerla oggi la storia di Cipí appare una storia d'altri tempi, l'uccelino deve fare i conti con l'eterno ripetersi delle stagioni e con una natura capace di stupire con i colori della primavera e mettere alla prova con i lunghi inverni.
Cipí sperimenta la pazienza e la prudenza.

Io Cipí l'ho letto da mamma e ciò che più mi ha colpito è stato il modo con cui questo passerotto affronta il "Signore della notte". Bisogna insegnare ai bambini che il pericolo esiste, questo sembra voler dire il passerotto a noi genitori. Mentre leggevo quelle pagine mi tornavano in mente i " non seguire gli sconosciuti" sentiti da bambina. Mentre leggevo Giuditta nascondeva la faccia sotto il cuscino.
" Hai paura? Vuoi che smetta? ". " Sì, ma continua a leggere" rispondeva con quella saggezza dei bambini che pur senza sapere nulla di funzioni di Propp e schemi narrativi canonici sanno benissimo che le favole hanno un lieto fine.

Come ho già detto, io Cipí l'ho letto da mamma e da mamma ho letto un libro che parla anche delle mamme. Mamí, così si chiama quella di Cipí, è una mamma che sa di non poter proteggere i suoi piccoli da tutte le insidie del mondo ma non per questo non li lascia volare. Mamí conquista noi mamme umane con il suo fare amorevole, con la sua pazienza, con il suo dimenticare la fatica davanti alla gioia del figlio, perchè niente ripaga quanto insegnare a volare e ritrovarsi in un abbraccio. Se lo avessi letto da piccola forsea mi sarebbe piaciuto essere come Cipì ora, invece, mi piacerebbe assomigliare a Mamí.